Cari amici, oggi vorrei consigliarvi questo interessante articolo dell’etologo russo Vladimir Beregovoy, in cui sono spiegate molto bene le differenze fra le razze aborigine (autoctone) e le razze “create-selezionate” dall’uomo.
L’articolo è stato tradotto da Francesco Spiaggia, che ringrazio per avermi permesso di pubblicare questo articolo sul mio sito.
Buona lettura!
“The concept of an Aboriginal Dog Breed” by Vladimir Beregovoy
C’era un tempo, in cui i cani aborigeni erano gli unici cani.
Tutte le razze famose di cani odierne si sono evolute, in un periodo o in un altro, da antichi cani aborigeni. Sono queste ad essere chiamate dalla società razze o razze allevate. Anche molte altre razze animali sono state ottenute con l’allevamento selettivo e mantenute in cattività in un ambiente strettamente controllato, perdendo così forza fisica, diventando più dipendenti dal cibo e dalla protezione dell’uomo.
Il moderno concetto di una razza si basa principalmente sulla conoscenza accumulata durante il lavoro con queste.
I cani, che non si adattano a qualsiasi tipo di razza conosciuta ed elencata nei cataloghi dei club cinofili, rimangono “nascosti” al pubblico e il più delle volte non sono considerati per nulla come appartenenti ad una razza. D’altra parte se i più importanti Kennel Club adottano una “razza” aborigena, questa viene presto trasformata in un’altra razza di allevamento selettivo “col pedigree”. Queste “trasformazioni” non favoriscono la preservazione della maggior parte dei più antichi e immutati cani rimasti al mondo, quali sono quelli aborigeni.
Le razze aborigene e le subspecie in zoologia.
I cani aborigeni appartengono a razze naturali, che non sono mai state sviluppate da nessuna manipolazione genetica pianificata, deliberata e intenzionale incrociando una razza con un’altra.
I viaggiatori di un tempo quando incontravano questi cani insieme ai popoli di paesi remoti, raccontavano delle doti, dell’intelligenza, dell’utilità di questi, e della loro importanza per i popoli nativi.
Allo stesso tempo usavano epiteti poco lusinghieri chiamandoli “bastardi”, “Collie mal allevati”, “bestie rognose”, “brutti cani”, ecc. Generalmente, viaggiatori il cui occhio era abituato ai cani di razze europee allevate in purezza consideravano i cani aborigeni come “bastardi locali” e ciò non era poi troppo lontano dalla verità. Tuttavia, questi, erano meticci peculiari, che ora noi preferiamo chiamare razze autoctone, anche se alcuni amanti dei cani ed esperti sono ancora oggi riluttanti ad applicare il termine “razza”, quando si parla di cani aborigeni.
Gli aborigeni hanno attirato l’interesse dei biologi professionisti solo di recente, a causa di timori dell’opinione pubblica circa la conservazione della natura e del patrimonio nazionale. Ci sono sorprendentemente pochi studi seriamente scientifici sui cani aborigeni.
In realtà, essi sono molto simili agli animali selvatici, perchè nessuno può rivendicarne la paternità di un particolare tipo. Il massimo che possiamo fare è studiarli e descriverli come facciamo per le specie e sottospecie selvatiche.
I geografi ed etnografi hanno scoperto i cani aborigeni e lasciato qualche descrizioni più o meno abbozzata, da cui ora stiamo cercando di raccogliere le conoscenze circa le loro origini e passato storico.
Ora, molti dei cani aborigeni sono estinti o sono diventati gravemente minacciati di estinzione ed un numero crescente di appassionati è desideroso di essere coinvolto nella conservazione di questi, importandoli dai paesi d’origine e prendendosi cura di loro, divulgando e mantenendo registri con pedigree sperando che AKC, FCI e vari club nazionali li riconoscano. Di solito, non manca mai l’interesse nel “provare” con una nuova razza “incontaminata”. La domanda è: a che scopo? Abbiamo bisogno di rovinare anche i cani aborigeni?
Prima di farsi seriamente coinvolgere in progetti di salvaguardia di razze autoctone, è necessario capire come e perchè esse sono diverse dalle razze di allevamento e dare un’occhiata più da vicino al concetto stesso di razza aborigena. La vera preservazione delle razze indigene può essere solo la conservazione di loro come razze autoctone nel loro stesso ambiente e attraverso il lavoro per il loro stesso popolo.
Una delle caratteristiche più sorprendenti di tutte nei cani aborigeni è la loro naturalezza.
In realtà, essi sono più simili alle sottospecie di animali selvatici descritte dagli zoologi che alle razze classiche (razze allevate) di animali domestici. In effetti, ogni popolazione di un particolare tipo di cane aborigeno ha la propria area di distribuzione geografica unica, e questo è sempre associato ad un certo gruppo etnico. Essendo animali domestici e associati con le genti, possono quindi certamente essere chiamati come appartenenti a delle razze etno-geografiche. Allo stesso tempo, come animali selvatici, ciascuna di tali razze etno-geografiche è un prodotto della lenta evoluzione in condizioni di utilità e lavoro al fianco dell’uomo. Sono stati oggetto di selezione naturale e selezione antropica a favore di una migliore qualità del lavoro. Questa selezione attuata dall’uomo, ove è stata messa in atto, è stata molto sottile, una specie di selezione “inconscia”, che può essere considerata più come un’altra forma di selezione naturale di quella che noi chiamiamo ”selezione”, che è basata sulla conoscenza moderna della zootecnia, della scienza animale e della genetica.
I cani aborigeni vivono e lavorano per le persone in condizioni di libertà quasi illimitata, non sono mai, o sono raramente confinati, sono irregolarmente alimentati (a volte non vengono alimentati per settimane), si accoppiano liberamente e nella maggior parte dei casi crescono i loro cuccioli senza l’assistenza dell’uomo. Vivono con gli umani, piuttosto come animali simbionti che come animali “catturati” o “costretti”, “schiavizzati” o più semplicemente viziati dalla domesticazione.
Naturalmente, i cani aborigeni ottengono a loro volta dei benefici dalla condivisione di una vita con gli umani, come la protezione dai predatori selvatici, in alcuni casi dalle intemperie e dalle carestie. Quest’ultima è particolarmente evidente, quando persone e cani vivono in climi estremamente duri, come ad esempio nelle regioni artiche o nei deserti, dove entrambi, uomini e cani sono letteralmente interdipendenti per la sopravvivenza. Tuttavia, in un ambiente in cui tutti lavorano per ottenere il pane quotidiano, un cattivo cane da lavoro, poteva non essere trattato molto bene, lasciato a digiuno e molto probabilmente non venire allevato, quindi lasciato morire in tempo di carestia o ucciso per la sua pelliccia per farne indumenti. Anche se questi cani raramente vivevano confinati e si accoppiavano liberamente, cuccioli di cagne favorite o cuccioli nati dai migliori maschi da lavoro, se il padre era noto, venivano ”prescelti” e cresciuti per rimpiazzare cani adulti che si avvicinavano all’invecchiamento.
Questo tipo di mortalità selettiva ha lavorato sia eliminando i meno adatti, che conservando alcuni dei migliori cani.
Fluttuazioni cicliche di produttività in natura, densità di prede e diversi tipi di calamità naturali hanno sempre colpito sia i cani che i loro proprietari. La selezione naturale non è mai cessata.
Un’altra somiglianza dei cani aborigeni a sottospecie di animali selvatici sta nel fatto che le ”razze” indigene sono le più antiche razze invariate di tutto il mondo. Secondo evidenze fossili e archeologiche dei cani Laika o di diversi tipi di cani da slitta, essi sono compagni dell’uomo fin dal Neolitico. Da alcuni scavi sono stati rinvenuti scheletri di cani tipo Saluki datati 2.500 A.C. e così è stato per il Dingo australiano e molti cani da guardia al bestiame.
La somiglianza tra i cani aborigeni e gli animali selvatici si estende ancor di più, se diamo uno sguardo più da vicino al loro comportamento, quando lavorano per l’uomo.
Tra gli addestratori di cani, gli aborigeni sono ben noti per il loro carattere indipendente. Vengono spesso chiamati “teste dure”, ”testardi” e anche stupidi! Questo è perchè i cani aborigeni si annoiano facilmente, quando viene loro insegnato a fare trucchi da circo o altri comportamenti innaturali per loro. Così sono anche i lupi addomesticati. Questo infatti è ciò che accade quando i lupi sono addestrati a fare cose per loro innaturali, anche se nessuno chiama un lupo stupido… Tuttavia, nel loro ambiente nativo, i cani aborigeni mostrano una grande intelligenza, riescono nell’esecuzione di compiti incredibilmente complessi e fanno tutto da soli.
Essi imparano presto che cosa e come qualcosa dovrebbe essere fatto senza molto insegnamento, o lunghi periodi di formazione, e fanno spesso ciò senza nessuna impartizione di ordini dall’uomo. Tutti lavorano in modo naturale. Per iniziare a lavorare, il cane aborigeno non ha bisogno del così detto sistema di addestramento “bastone e carota”. Il lavoro è la ricompensa per loro. Per iniziare a lavorare, un cucciolo di cane aborigeno deve essere cresciuto nel giusto ambiente. A una certa età, ad ogni cucciolo viene spontaneamente l’idea di che cosa fare e di come farlo. Così i levrieri cacciatori aborigeni, come i Tazy, i Saluki, gli Afgani, i Bakhmul e i Taigan imparano a cacciare da soli, quando si trovano in un ambiente in cui servono animali in grado di correre velocemente per e cacciare.
In realtà essi sono nati, vivono e crescono vicino alla tenda o yurta del loro proprietario.
Il Laika cucciolo inizia a cacciare trovando scoiattoli e abbaiando sotto ad un albero dove ha trovato una preda già all’età di pochi mesi, se avrà la possibilità di correre libero nei boschi, quando maturerà, passerà presto ad un gioco più serio senza troppo bisogno di incoraggiamento.Un buon Laika sa che cosa deve essere cacciato e come. I cani da slitta cominciano a tirare all’età di quattro mesi, ad essere imbragati con i cani di età superiore o ad aiutare le donne o i bambini nel traino di piccole slitte con legna da ardere; i cani da slitta aborigeni sono ottimi cani da caccia e sono utilizzati anche per cacciare grandi mammiferi marini quali le foche.
I cuccioli di cane da guardia al bestiame, crescono con la mandria e iniziano a lavorare insieme con i cani più anziani, seguendoli liberamente e partecipando alla protezione del gregge. Per tutti questi cani, il lavoro è una parte naturale della loro vita di tutti i giorni. Questo comportamento è molto diverso dall’atteggiamento di “volontà di compiacere” da imparare rapidamente come sedersi, salire, o saltare e altre cose simili delle razze di allevamento.
Il cane aborigeno fa un lavoro utile per le persone, ma si comporta come un animale selvatico, perché è programmato geneticamente. L’intera sequenza dei comportamenti di un cane aborigeno al lavoro è sorprendentemente simile alla sequenza dei comportamenti attuati dai lupi, che sono anche loro programmati per vivere e cacciare in branco.
Tuttavia, per i cani, i padroni umani e gli altri animali domestici sono diventati sia una parte del loro branco che un elemento essenziale per la loro stessa vita e del loro ambiente. Per questi, il bestiame non è più una preda ma una parte del loro territorio protetto.
Per un cane da caccia, la preda uccisa o catturata appartiene anche al ”capo”, sarà lui a dar da mangiare al cane in seguito.
Ora, illustrerò qui di seguito la differenza concettuale tra una razza aborigena e una razza di allevamento sulla base delle osservazioni di persone con esperienza di comportamento del cane. Qui vengono comparati il Basenji, una delle razze più selvatiche e autoctone e il Cocker Spaniel, una delle razze allevate più ammirate.
Coren (1994), un addestratore di cani, ha confrontato il comportamento di 79 razze e valutato la loro intelligenza, confrontando la capacità di un cane di imparare e obbedire agli ordini del trainer. Nel suo libro, “L’intelligenza dei cani: la coscienza canina e funzionalità”, Coren ha scritto che il Cocker Spaniel è stato tra i più intelligenti dei cani, sulla sua lista il Bsenji era 78 simo tra 79 razze da lui testate. Questo libro è stato tra i più venduti a quei tempi e venne anche discusso in un famoso programma TV degli Stati Uniti. Il povero Basenji venne pubblicamente umiliato!
Per coincidenza, ci fu uno studio scientifico serio fatto quasi 30 anni prima che il libro di Coren venisse pubblicato, in cui Scott e Fuller (1965) hanno confrontato il comportamento del Basenji e del Cocker Spaniel in esperimenti studiati per l’obbedienza e il ”problem solving”. Gli autori hanno utilizzato nel loro progetto di ricerca sulla genetica e il comportamento sociale dei cani anche il Sheltie, il Fox Terrier e il Beagle. Tra queste cinque razze, solo il Basenji è una razza aborigena davvero primitiva. Negli esperimenti, che utilizzavano il tono di voce, ed esercizi come lo stare tranquillo, l’essere messo al guinzaglio, obbedienza inattiva come rimanere immobile su una piattaforma a distanza dal padrone, il Cocker Spaniel è risultato il più facile da addestrare. Il Basenji invece il più difficile. Le altre tre razze si posizionarono tra i due.
Nei test di orientamento obiettivo invece, eseguiti a nove settimane di età, dove i cuccioli sono stati addestrati a eseguire e risolvere i problemi per raggiungere l’obiettivo e in altri esperimenti di “risoluzione di problemi” di diversa difficoltà, il Basenji si rivelò essere il più intelligente di tutte e cinque le razze e il Cocker Spaniel l’ultimo. Questo diventò particolarmente evidente negli esperimenti, in cui venivano richiesti flessibilità e inventiva del cane.
Così, la razza aborigena “wild type” dove sono necessari pensiero indipendente, motivazione e iniziativa, mostrò le sue capacità. Sorprendentemente, la razza selezionata dall’uomo, il Cocker Spaniel, ottenne maggior successo nei test di obbedienza passiva.
In effetti, qui abbiamo a che fare con due diversi concetti di razza: la razza allevata e la razza naturale (wild type) ambedue molto buone, ma create da forze diverse e per scopi diversi. Il Basenji è più come una sottospecie selvatica di Canis familiaris e il Cocker Spaniel è una razza selezionata dall’allevamento di Canis familiaris.
Ecco la mia definizione preferita di sottospecie dataci da Mayr (1963):
Una sottospecie è un aggregato di popolazioni locali di una specie, che abitano una suddivisione geografica dell’areale della specie e differiscono tassonomicamente da altre popolazioni della stessa specie.
La parola tassonomicamente significa che una popolazione è peculiarmente abbastanza diversa da essere riconosciuta dagli scienziati come una sottospecie alla quale possa essere dato un nome scientifico unico in latino. Aggiungete a questa definizione un confronto umano, appartenente ad un gruppo etnico, e otterrete una buona definizione di “razza” aborigena.
In effetti, tentativi di descrivere razze autoctone come sottospecie di Canis familiaris sono stati fatti ripetutamente, senza mai ottenere grande consenso tra gli zoologi semplicemente perché Canis familiaris è un animale addomesticato e le sue varietà non appartengono al tradizionale campo di interesse della tassonomia.
In realtà ogni razza aborigena è meglio caratterizzata per la sua capacità di fare un lavoro specifico localizzato nei suoi unici areali geografici insieme al posto che occupa nella cultura di un determinato gruppo etnico con cui essa vive, che per il suo aspetto.
Il suo colore del mantello è molto variabile individualmente, tra i vari colori vi è un fenotipo particolarmente evidente di chi vive sotto la protezione dell’uomo e si è sviluppato con la domesticazione: le macchie bianche.
Entrambe le idee di sottospecie e razza aborigena vengono applicate a popolazioni reali, con una vera e propria area geografica e vengono riconosciute come entità con un nome che è supportato dalla saggezza convenzionale e dalla praticità. Questo conferisce loro una parte importante e molto cospicua nella biodiversità.
La definizione convenzionale di razza è debolmente sostenuta dalla scienza canonica, perchè l’idea di una razza (ancora una volta qui abbiamo a che fare con il concetto di sottospecie di animali selvatici) è sempre qualcosa di vago e di solito non è niente di più di quello per cui siamo d’accordo collettivamente.
Definizione di razza da Merriam Webster Dictionary: “Razza è un gruppo di animali o piante presumibilmente legati per discendenza da antenati comuni e visibilmente simile nella maggior parte dei caratteri”, si sottolinea anche l’aspetto, anche se i tratti di produttività e di funzione non sono meno importanti.
Ecco una definizione di ‘razza’ messo insieme da un genetista ben noto americano Jay L. Lush, (1994): “Gli animali che, attraverso la selezione e l’allevamento, sono divenuti simili e tramandano quei tratti in maniera uniforme alla loro prole.”
Cani aborigeni, che vivono in una certa regione e utilizzati per lo stesso scopo sono descritti abbastanza bene da questa definizione, perchè sono diventati simili l’un l’altro attraverso il processo di selezione e passano i loro tratti alla loro prole.
Chiamare “razza” quei cani aborigeni che appartengono ad un certo gruppo etnico (nazione) o ad una data regione geografica è molto comune nella letteratura popolare.
Molte sono le discussioni in corso su quale parametro scegliere, razza geografica o etnica (nazionale). La separazione di loro è sempre artificiale. Questo è ciò che è stato fatto nella ex Unione Sovietica, dove oggi sono state definite quattro razze da caccia di Laika.
Anche se la parola “simili” è intesa principalmente per l’aspetto, nelle specie agricole le caratteristiche di produttività degli animali non devono essere di minor valore e possono anche essere più importanti dei tratti dell’aspetto, questo è altrettanto vero per le razze autoctone. Alcuni allevatori creativi di animali agricoli possono sviluppare e mantenere le proprie uniche razze.
Quindi, ecco una definizione più liberale di razza:
“Una razza è un gruppo di animali domestici, definito come tale dal comune consenso degli allevatori …un termine che divenne in uso tra gli allevatori di bestiame, e creato si potrebbe pensare, per essere utilizzato da loro stessi, coniato per non dar adito ad accuse quando questi si discostano dalla definizione scientifica di razza. E’ la loro parola e l’uso comune che l’allevatore fa di essa che dobbiamo accettare come definizione corretta di razza”
(Lush, 1994).
Nel mondo libero, ogni allevatore o un gruppo di allevatori di cani, o altri animali, possono cimentarsi nell’arte della riproduzione e decidere il futuro di una qualsiasi delle loro razze di recente sviluppo sulla base della loro cultura e utilità per i propri utenti.
Le razze autoctone sono molto diverse. In sostanza, in esse sono naturalmente presenti varianti geografiche del cane domestico (Canis familiaris), equivalenti a una sottospecie di zoologia. Ognuno di loro è unico ed è venuto al mondo grazie al processo evolutivo.
Le razze aborigene sono monumenti naturali della natura e della cultura, perchè hanno dimostrato la loro utilità e superato la prova del tempo. La loro più importante differenza dalle recenti razze allevate artificialmente e in costante cambiamento, sta nel fatto che essi si sono sviluppati per le loro capacità di eseguire una data funzione specifica. Il loro aspetto è di secondaria importanza ed è sempre e solo espressione della funzione.
Razze da allevamento
Le razze Aboriginali sono le progenitrici di tutte le razze allevate dall’uomo.
La possibilità di cacciare determinate prede ed in un certo modo, sono state cruciali per i cacciatori dei secoli passati. Quei cani somigliavano ancora molto alle loro razze ancestrali, erano cani robusti e resistenti, perchè venivano allevati da cacciatori per altri cacciatori. Anche se i cani delle diverse razze avevano diversi nomi e scopi, gli incroci con altre razze erano frequenti, il risultato degli incroci veniva così ri-nominato di volta in volta, a seconda dello scopo e delle prestazioni, con nomi come “cane da inseguimento” o “cane cacciatore di uccelli. Ogni cane veniva valutato per la sua capacità di cacciare nel modo giusto e questa sorta di “alchimia” genetica continuò nell’allevamento fino a quando questi cani vennero allevati per le prestazioni sul campo.
Cambiamenti radicali si sono avuti nel tardo 19simo secolo, quando si è incominciato ad allevare in purezza per le mostre e i concorsi cinofili, con i pedigree e i vari registri. Le mostre canine hanno rinnovato l’interesse verso razze da caccia ormai diminuite per numero di soggetti, nel corso del periodo precedente, a causa della perdita di terreni disponibili per la pratica venatoria legata alla crescita dei centri urbani in Europa.
Fu in questo periodo che sempre più abitanti delle città divennero allevatori di cani, tra cui quelli da caccia, che diventarono così animali ornamentali piuttosto che animali di razza per il loro reale utilizzo. Questi allevatori vendevano cuccioli a scopo di lucro, per gli appassionati delle esposizioni cinofile o come animali da compagnia. Per via del fatto che sempre meno spesso gli allevatori erano cacciatori, fu l’aspetto del cane a divenire la cosa più importante, e questo avvenne a discapito della sua funzione ancestrale.
Per gli amanti degli show, tutti gli istinti da caccia o da guardia divennero tratti atavici del passato e non vennero più presi sul serio. E ‘interessante osservare come, ancora adesso, alcuni fan delle esposizioni e anche alcuni giudici credano seriamente che in una buona conformazione fisica, siano automaticamente presenti anche le qualità funzionali del cane.
Pertanto, si ritiene che le pluripremiate linee di sangue vincenti alle esposizioni possano essere ottime per il lavoro e molto performanti anche sul campo, se gli dovesse venir data la possibilità.
Questo è improbabile, in primo luogo perchè molti tratti fenici tenuti in alta considerazione nelle expo in realtà non hanno alcun significato funzionale, e inoltre, ci sono tratti anatomici, che sono male interpretati dagli stessi giudici di ring, soprattutto quando questi non sono né cacciatori, né pastori.
Per questo molte razze da caccia divennero così divise in due gruppi, uno per gli show e uno per la caccia. Tuttavia, il problema con le razze da esposizione non finisce qui: utilizzando solo un paio di maschi vincenti agli show come riproduttori ed allevando cani con la massima aderenza alla descrizione di uno standard, si arriva ad una velocissima perdita di eterozigosi nella popolazione.
Un inbreeding persistente, prima o poi risulta nel fissaggio di alleli deleteri e nella comparsa di anomalie genetiche nella prole, con una frequenza sempre più crescente si osservano oggi dentizioni incomplete, chiusure del morso sbagliate, disordini ossessivi e compulsivi del sistema nervoso, anomalie riproduttive, cecità ereditaria, epilessia, displasia dell’anca, ecc.
E’ abbastanza interessante come possiamo già osservare diverse razze che sono derivate da gruppi di aborigeni, in tempi relativamente recenti, e sono già state trasformate in razze di famosi cani da show. Ognuna di esse soffre di disturbi ereditari e più è lunga la storia espositiva della razza, più questa si presenta deteriorata geneticamente.
Ecco qui una lista di alcune di queste razze: Spitz Finnico, Samoyedo, Siberian Husky, Alaskan Malamute, il Cane da Orso della Carelia e il Basenji. Ognuna di queste ha un elenco di problemi ereditari di salute.
Diverse altre razze con solo antenati aborigeni, ma allevati per uno standard, come ad esempio il West Siberian Laika, il Laika della Siberia Orientale , il Pastore dell’Asia centrale e del Caucaso rimangono in una forma leggermente migliore, perchè ancora destinati ad essere utilizzati per il lavoro sul campo, e non solo per lo spettacolo. Tuttavia, anche loro hanno subito vari cambiamenti e sono lontani dai cani di tipo aborigeno ancestrali.
Tutte le razze autoctone allevate in un canile seguono lo stesso modello di cambiamenti: diventano più grandi e più pesanti, mangiatori voraci, inclini all’obesità e più lenti nel lavoro.
Questi cambiamenti diventano particolarmente evidenti dopo l’età di circa 5 anni. Le loro popolazioni ancestrali aborigene ancora sopravvivono e i confronti ci permettono di osservare e indagare le differenze.
Le differenze tra le linee di sangue degli show-kennels e le loro rispettive popolazioni indigene ancestrali possono diventare abbastanza evidenti molto presto, anche senza una conoscenza chiara dei loro allevatori.
C’è un libro basato su indagini dei problemi di salute ereditari nei cani di razza: “Aspetti medici e genetica del cane di razza”, di Ross.D. Clark, J. D. Steiner e H. David. Haynes, edito nel 1983. Questo è un libro di 576 pagine sui problemi ereditari delle razze riconosciute dall’AKC e l’FCI.
Potete immaginare quanto gli autori di questo libro avrebbero potuto scrivere su questo argomento, se avessero studiato i cani aborigeni, quelli non contaminati da incroci con razze allevate? Forse, non avrebbero trovato molto, perchè tra i cani aborigeni, le mutazioni come queste sono spazzate via dalla selezione naturale. Probabilmente alleli recessivi con effetti deleteri sul fenotipo si presentano fra di loro con frequenza simile a quella che si trova nelle specie selvatiche. Ricordo ai lettori che in un passato non così remoto fino al 90% della popolazione di Collie era portatrice di cecità ereditaria. Discussione e bibliografia su questo argomento può essere trovata in Beregovoy e Moore Porter (2001) e Derr (1997).
Selezione degenerativa
Il vero stile di vita dei proprietari di cani e le ragioni per cui si allevano o si hanno i cani stessi sono importanti fattori ambientali, che a lungo termine rimodellano tutte le razze canine; ciò avviene anche in contrasto con le buone intenzioni dei proprietari nel cercare di avere i cani di razza migliori. Questo è un risultato della selezione inconscia, che avviene in condizioni di vita passiva in allevamento, all’interno di abitazioni o per via di altre limitazioni fisiche.
La vita dei cani in canili commerciali è particolarmente dannosa per un cane di “razza” aborigena, che è discriminante, fedele, energico, indipendente e capace di lavorare sul campo, tutte qualità queste che non sono necessarie in uno stile di vita “da allevamento commerciale”.
In effetti, il cane preferito di un allevatore di cani da show, in particolare di un allevatore di massa, è un cane ideale per essere alimentato, allevato, coccolato, pettinato e, naturalmente, per le mostre cinofile. Tale cane deve accontentarsi di esser rinchiuso in canile per lunghi giorni senza la libertà di correre e di interagire con il mondo esterno. L’abitudine al canile è diventata un requisito di routine anche per molti cani di famiglia. I cani devono imparare tutti i tipi di cose da non fare, come ad esempio, non esprimere il desiderio di attenzione personale o per la libertà abbaiando o cercando di scappare. In breve, buoni cani da allevamento dovrebbero essere tra i cani che sono i meno esigenti per l’attività fisica e mentale e i meno sensibili a tutti gli stimoli ambientali.
Il loro carattere dovrebbe essere più vicino a quello di un maiale o di un coniglio che a quello del “migliore amico dell’uomo”.
Inoltre, il potenziale vincitore delle mostre cinofile è il più conveniente, indipendentemente dallo scopo originale della razza, dovrebbe acconsentire di farsi portar via da una persona sconosciuta o di farsi toccare per un’ispezione senza protestare. Il cane deve mantenere la calma per molte ore di tempo sia durante il noioso trasporto che in attesa dell’evento o durante lo spettacolo. Tutte queste qualità sono i presupposti per far diventare un cane pigro e indifferente. In queste condizioni, l’alta energia, l’impetuosità sono uno svantaggio.
I cani con inventiva e i famosi “maestri della fuga” sono più probabilmente quelli della categoria di cui un allevatore commerciale o da cortile, che vive in un vicinato amichevole, vuole sbarazzarsi per primo.
I cani con una lunga storia di selezione per essere “buoni cani da allevamento” non hanno bisogno di alcun istinto innato o abilità nel trovare la loro casa, perchè non sono mai stati messi alla prova in materia, essendo loro condannati a rimanere sempre in canile e non destinati a dover perfomare sul campo.
Vivono la vita e vengono allevati come conigli e si sono adattati a questo.
Alcuni potrebbero obiettare che portano i loro cani a diversi eventi di attività organizzate, appositamente progettate per mantenere i cani e i loro proprietari occupati, come l’agility, il traino di pesi, il coursing o il riporto, lo schutzhund e concorsi di obbedienza. Tutti questi sono meglio di niente, ma con una razza aborigena, questo non può sostituire la realtà della caccia, il traino della slitta o la protezione del bestiame giorno dopo giorno, tutto l’anno.
Tutte queste attività da cani di città sono come una goccia nel mare e sono inoltre tutte attività diverse, ognuna delle quali richiede un cane diverso. Per una razza aborigena, il lavoro è una parte della vita; per una razza allevata, il lavoro è un divertimento attivo periodico.
Un’altra forma degenerativa di selezione in contrasto con le caratteristiche della maggior parte dei cani biologicamente perfetti è collegato con la funzione biologica di base della riproduzione, l’accoppiamento per dare alla luce i cuccioli. Alcuni allevatori trattano i loro cani come se fossero animali da reddito agricoli o piante ornamentali.
Le femmine con più di un estro all’anno e che producono cucciolate più grandi hanno un vantaggio selettivo naturale e questo è buono per trarre maggior profitto dalla vendita di cuccioli. Femmine che non accettano i maschi senza i preliminari di un corteggiamento prolungato sono in svantaggio, soprattutto se devono essere fatte accoppiare dopo un lungo viaggio lontano con uno stallone prescelto a loro sconosciuto.
Tutte le forme naturali di comportamento, come il corteggiamento, la lotta, gli inseguimenti a volte estenuanti, hanno uno scopo adattivo che serve a prevenire l’accoppiamento con maschi non idonei alla riproduzione.
Gli allevatori preferiscono femmine pronte ad accoppiarsi con qualsiasi maschio.
I maschi selezionati, i campioni vincitori delle esposizioni sono “preziosi” potenziali riproduttori e di solito sono aiutati ad accoppiarsi vincolando la femmina, che altrimenti li rifiuterebbe, percependo la loro inferiorità biologica.
I cani devono accoppiarsi sempre, soprattutto se uno di loro è stato ”spedito lontano”, solo per l’accoppiamento con un cane scelto. Quando i cuccioli stanno per nascere, tutta la letteratura orientata ai prodotti commerciali sui cani ti dice solo e sempilcemente: “chiama il veterinario”.
Una buona cagna femmina aborigena è una buona madre e non ha bisogno di alcuna assistenza, se non di un luogo protetto dalle intemperie, un po’ di cibo e una ciotola con acqua. La madre sà cosa è il meglio ed è giusto permettere alla natura di fare il suo corso. Non chiamare il veterinario, ma se il cane non può riprodursi in modo naturale, non riprodurlo affatto.
Anche l’alimentazione a base di crocchette o cibo secco per cani, se protratta per generazioni, cambierà i nostri cani geneticamente. Il cibo prodotto commercialmente per i cani, non mantiene in esercizio le mascelle e i muscoli, rende i denti sporchi e sovraccarica il sistema digestivo del cane con tutti i tipi di ”zavorra” possibili e immaginabili. Si fa mangiare, digerire, defecare quasi come in un erbivoro, con una produzione di un sacco di escrementi. A lungo andare, può innescare certi cambiamenti adattativi nei cani. Dategli da mangiare alimenti naturali!
Gli allevatori commerciali di cani preferiscono riprodurre le femmine più giovani.
Molti problemi di salute ereditari si rivelano con l’età, in particolare, quando il cane ha più di 3-4 anni di vita. Agli allevatori commerciali non piace correre rischi con l’allevamento di cani anziani. Così, mutazioni deleterie con effetto sul fenotipo in età avanzata sono evitate.
Questo è il motivo per cui abbiamo così tante razze di cane da esposizione, che non sono molto intelligenti, morsicatori spontanei e in assenza di provocazione, che non sviluppano un legame con il padrone o un attaccamento naturale al luogo in cui vivono, che si perdono una volta lasciati soli senza guinzaglio, specie se lasciati per qualche tempo senza sorveglianza, ecc. Abbiamo eserciti di cani in terapia comportamentale, addestratori di cani, psicologi di animali e veterinari.
Sono i nostri cani di razza da allevamento a tenerli occupati.
Con i cani aborigeni, questi specialisti perderebbero i loro guadagni semplicemente perchè sono tutti sani fisicamente e mentalmente. Gli allevatori nativi di cani aborigeni semplicemente uccidono tutti gli individui anormali.
Conservazione dell’eterozigosi di razze autoctone
Infine, vi è un’altra caratteristica importante delle razze aborigene, che è ancora poco indagata: ogni razza aborigena nel proprio ambiente dovrebbe avere un alto livello di eterozigosi, simile alle specie di animali selvatici.
Gran parte della variazione è di natura poligenica.
L’elevata eterozigosi della popolazione aborigena può verificarsi a priori, a causa della nota gamma di variazione fenotipica nelle loro popolazioni e perchè la stabilizzante selezione naturale favorisce gli organismi eterozigoti. Questo è come il polimorfismo bilanciato che viene mantenuto nelle popolazioni di animali selvatici. E’ così che una popolazione naturale assorbe, come una spugna, alleli provenienti da altre popolazioni aborigene.
Questo è quello che accade quando i cani entrano in un contatto diretto a seguito delle transumanze.
Il vigore ibrido ha un vantaggio selettivo, soprattutto se i nuovi alleli ottenuti sono quelli benefici, è questo il motivo per cui le popolazioni indigene sono sempre un po’ imbastardite.
Nonostante alcuni tipi di cani aborigeni prevalgano a livello locale, in condizioni di riproduzione incontrollata e scambio genetico frequente con le popolazioni delle regioni limitrofe e più lontane, questi sono sempre aperti alle nuove possibilità che si presentano naturalmente.
Gli effetti della variazione causata dai contatti tra i cani durante le migrazioni stagionali (transumanza) sono molto vecchi e ben descritti da Cruz (2007) nel “Bestiame e cani da pastore del Portogallo”.
Questo tipo di variazione esisteva molto prima del recente afflusso di cani importati e non deve preoccupare nessuno. Carovane commerciali, fiere regionali, battute di caccia lontano da casa, missioni di guerra e lo stile stesso di vita nomade dei proprietari di cani aborigeni con il loro bestiame hanno contribuito a mantenere la somiglianza generale dei cani adibiti allo stesso fine, anche su grandi territori, nonostante alcune differenze locali tra popolazioni di cani che sono sopravvissute per lunghi periodi di tempo.
La variazione causata dall’incrocio di cani aborigeni con scopo simile non è un problema, perchè tutti possono fare lo stesso lavoro e la loro capacità di sopravvivere non diminuisce.
Esempi di questo tipo di incroci sono in Kirghizistan tra Taigan e Tazy, in Afghanistan, tra Afghani e Saluki, in Azerbaijan tra Cani da Montagna di varietà a pelo lungo e a pelo corto, in Siberia, tra tipi di Laika appartenenti a gruppi etnici vicini, tra i diversi tipi di popolazioni contigue di cani da slitta nordici, ecc.
Sarebbe del tutto diverso, se le razze autoctone fossero state incrociate con le razze da allevamento importate. Anche una piccola mescolanza con razze moderne allevate verrebbe spazzata via dalla selezione naturale. Tuttavia, un incrocio di massa, quando i cani di razza importati addirittura superano in numero quelli aborigeni, sarebbe una condanna a morte per la “razza” aborigena.
Sebbene le razze aborigene siano nate per mano di allevatori di cani nativi, ripulire i geni alieni da essi sarebbe molto difficile senza una certa conoscenza della scienza animale, della genetica e della buona conoscenza della razza. Poichè la conservazione di una razza aborigena significa la conservazione di una popolazione, non quella di solo alcuni cani interessanti raccolti da turisti, questa dovrebbe essere sempre attuata da allevatori veramente interessati. In uno sforzo collettivo.
La preservazione delle razze aborigene dall’estinzione
Evitare la selezione negativa inconscia è molto importante per un programma di allevamento a lungo termine di qualsiasi razza aborigena e si tratta di un compito impegnativo.
Per esempio, se un cinofilo ben informato importa un paio di cani aborigeni dalla loro terra natale, egli si prenderà certamente cura di loro e farà sicuramente del suo meglio nel cercare una buona casa per i suoi cuccioli. Tuttavia, la selezione naturale si ferma qui.
Ora, spetterà al lavoro diligente dell’allevatore che dovrà attuarsi per non “distruggere” le forze del cane e le sue capacità di lavoro, che lo avevano così affascinato, in primo luogo. Questo lavoro deve essere ben organizzato e l’allevamento deve essere rivolto principalmente ad una selezione basata sulle performance di utilità, caratteristiche di resistenza e vigore fisico.
I cani devono essere tenuti e valutati in condizioni il più naturale possibili.
Tenerli occupati, con la caccia, trainando slitte o a guardia della pastorizia, questo a seconda della professione di ogni rispettiva razza; bisogna inoltre garantire diverse interazioni con altri cani e con il resto dell’ambiente. Questo aiuta a conoscere i cani e a scoprire i migliori cani da riproduzione. Come potrete scoprire se il vostro cane è intelligente e capace di un lavoro se lo terrete rinchiuso tutto il tempo?
Molti di noi abbandonerebbero subito l’idea di avere un cane, perchè non tutti avrebbero il tempo e le condizioni ideali per poterlo accudire nel modo giusto. Per avere successo, l’allevatore di cani aborigeni dovrebbe concentrarsi sulle loro prestazioni migliori.
Attualmente, ci sono un paio di appassionati, che cercano di allevare cani migliori, utilizzando come unico criterio per valutare la razza le prestazioni reali, quelle sul campo. Ciò significa selezionare per una certa funzione, invece che per un certo aspetto.
Negli Stati Uniti, i cacciatori di coyote nelle praterie dell’Ovest e negli stati centrali stanno cercando di sviluppare il Cane da Coyote da almeno 100 anni (Eliason, 2007).
Ci si potrebbe chiedere: perchè sviluppare un altro tipo di cane segugio a vista, quando abbiamo già diverse razze di ottimi levrieri per la caccia di tutti i tipi di prede? Il problema è che nessuno di loro soddisfa un cacciatore di coyote. Nelle condizioni esistenti nella prateria americana e negli stati occidentali, i levrieri non sopportano il caldo e possono anche morire di surriscaldamento, se utilizzati in una giornata calda, dopo un paio di prede. Inoltre, si possono rompere le gambe sul terreno accidentato.
I cani da cervo scozzesi hanno abbastanza coraggio per combattere un coyote, ma non sono abbastanza veloci per prenderlo, i Borzoi possono correre veloce, ma non sono abbastanza agili quando il coyote inizia a passare sotto ai recinti di filo spinato e ai cespugli, oltre a non amare troppo il caldo. Un buon Cane da Coyote deve essere veloce, maneggevole, audace e aggressivo, forte e abile per la cattura di un predatore forte e veloce come il Coyote. Gli appassionati di caccia al coyote hanno incrociato tutti i tipi di levrieri e perfino altri cani per aggiungere le qualità necessarie ai soggetti della loro principale razza mista.
Tentativi ed errori continuano, va bene tutto ciò che aiuta ulteriormente a migliorare la razza funzionalmente.
E ‘una razza? Sì, questa è la razza, che è la migliore a catturare e uccidere coyote. Il suo aspetto non importa molto, ma nella loro funzionalità, gli esemplari sono tutti molto validi e simili anatomicamente. Il loro aspetto è variabile, ma questo non è importante per la loro funzione, alcuni cani hanno un pelo ispido e hanno la barba, come il Cane da Cervo Scozzese, qualcun’altro ha il mantello liscio, altri hanno un orecchio eretto e l’altro pendente e qualsiasi colore del mantello è accettato .
La loro anatomia funzionale e il loro vigore sono stati perfezionati fino ai “limiti” ma alcuni tratti, che possono comparire, meno importanti, come orecchie o colore del mantello, sono autorizzati a variare.
I proprietari e gli utilizzatori del Cane da Coyote pensano che i loro cani sono belli, ma per il tradizionale allevatore di cani “puristaª questo è difficile da accettare. I cacciatori di coyote vedono la bellezza nelle ”prestazioni” dei loro cani. Il Levriero da caccia al Coyote è veramente un cane di razza unica, con un’unica e più importante caratteristica, questi cani possono catturare e uccidere un coyote meglio di qualsiasi altra razza esistente.
Un altro esempio è l’Alaskan Husky. Che razza di razza è? L’Alaskan Husky è un cane di razza, che può tirare le slitte molto velocemente e molto lontano. La funzione viene prima. A che cosa assomigliano i cani? Sono molto simili allo Spitz Nordico (o Cane da slitta siberiano). Ogni colore del mantello è accettabile, alcuni cani non hanno le orecchie perfettamente a punta o le orecchie simmetriche, ma a causa della funzione e l’ambiente del nord, prevale il classico aspetto del cane da slitta.
Geneticamente, questa razza è in un flusso costante, perché i suoi appassionati incrociano di nuovo e di nuovo, cercando di migliorare la funzione. Tutti i tipi di razze sono stati aggiunti allo stock di allevamento: aborigeni del Nord America, cani da slitta simili al Canadian Eskimo/Inuit Dog, l’Alaskan Malamute e il Siberian Husky.
Dall’era della “Corsa all’Oro” sono stati introdotti i levrieri per la velocità, i segugi per il rendimento, il Setter Irlandese per temperamento iperattivo, e più recentemente il Pointer Tedesco a pelo corto, il Pastore Tedesco e, a volte, il lupo. Tutto questo è stato ricombinato e riselezionato per migliorare una funzione, che è sempre la stessa, correre molto veloce e per molto tempo. L’aspetto è subordinatao all’utilità. Forse sotto la pressione della selezione naturale e della vita nel nord, a colpo d’occhio l’Alaskan Husky è un cane da slitta nordico. Gli Alaskan Huskies per alcuni non saranno abbastanza belli, ma vincono le gare.
Questi due esempi meritano la seria attenzione di zoologi e genetisti. Alcuni esperti di cani rifiutano decisamente di riconoscere queste due razze, ma in realtà, questi cani sono di razza tanto quanto come qualsiasi altra razza con pedigree, ma si basano su un diverso concetto di razza.
In questi due casi, l’aspetto è subordinato alla capacità di svolgere un lavoro ed i cani di ciascuna delle due razze sono abbastanza uniformi anatomicamente e nel comportamento.
Forse, questo è il modo in cui hanno incominciato a formarsi tutte le razze aborigene in tempi preistorici, quando gli antenati di queste assomigliavano al Dingo o ad altri cani aborigeni in generale? La selezione per lo svolgimento di un determinato lavoro è iniziato dal momento in cui il lupo è stato addomesticato.
Probabilmente il lavoro dei primi cani era solo quello di essere un animale domestico e ogni tanto cibo.
Questa è quella nicchia ecologica, che è stata occupata dai Dingo australiani prima di essere scoperti dagli europei.
Essere selezionati nel corso dei millenni per diverse funzioni ed essersi adattati ad ambienti geografici differenti, ha prodotto: Laika, Saluki, i cani da guardia al bestiame e altri tipi di razze autoctone. Il loro futuro destino dipenderà dal destino di interi sistemi ecologici, da lì in quei posti dai quali essi sono arrivati a noi.
Allevare per la conservazione non è lo stesso che allevare per migliorare. Anche se sappiamo cosa una particolare razza aborigena dovrebbe essere in grado di fare e di come questa dovrebbe apparire, l’allevamento in “cattività” può aiutare solo come misura temporanea, ma se continuato per molte generazioni, cambierà la razza in peggio, perchè di selezione degenerativa.
Alcune razze aborigene sono molto variabili morfologicamente e sono anche politipiche, che significa che hanno più di un tipo in una popolazione o più sotto-razze “vicine”.
Comprensibilmente, la loro diversità naturale non può essere preservata in un allevamento per uno standard di razza tradizionale che riduce la variazione il più possibile. Lo standard di una razza aborigena deve essere più liberale, descrittivo e includere più di un tipo che si trova nel paese di origine della razza.
A. Sedefchev e S. Sedefchev (2007), già messi a lavorare con il Karakachan Dog.
I migliori cani adatti alla riproduzione non dovrebbero essere i campioni delle mostre, ma piuttosto i cani migliori. Intere mostre canine e prove per razze autoctone, dovrebbero essere ripensate per sottolineare il comportamento sul campo e le prestazioni fisiche.
La conservazione di massima eterozigosi nell’allevamento potrebbe essere raggiunto a scopo benefico utilizzando diverse linee parallele con periodici e successivi incroci. Gli allevatori degli animali agricoli da reddito usano comunemente questo metodo.
Utilizzare e allevare cani aborigeni per l’impiego di un lavoro diverso e che è nuovo per loro sarebbe equivalente a cambiarli, soprattutto se per fare questo essi vengono selezionati per una maggiore addestrabilità. Questo li cambierebbe rendendoli più reattivi ai comandi dell’addestratore, ma ciò andrebbe a scapito della loro capacità di lavorare in modo indipendente, capacità acquisita nei loro paesi d’origine.
I proprietari di razze d’allevamento continueranno nel riprodurre e nel portare i loro cani alle esposizioni, e a molti non dispiacerà prendere ed allevare alcune delle razze autoctone per lo stesso scopo. Alcuni ceppi derivati da razze autoctone, dopo un certo numero di generazioni, saranno selettivamente modificati per un uso diverso, o addirittura trasformati in una razza diversa con un nome diverso.
L’aggiunta di geni sani e vigorosi di razze autoctone “wild-type” alle razze di allevamento possono essere un vantaggio per queste ultime. Tuttavia, questa attività è irrilevante per il nostro obiettivo: preservare antiche razze aborigene autoctone.
La conservazione delle razze autoctone dovrebbe essere una parte di un più ampio progetto di conservazione della natura, che coinvolge paesaggi, vegetazione e animali selvatici come lepri, antilopi, sciacalli, volpi, lupi, coyote, orsi, ecc. Naturalmente, le etnie con i loro modi tradizionali di utilizzo del territorio, con il loro bestiame e i cani sono una parte vitale di tale progetto. Una conservazione efficace non potrà essere messa in atto a meno che i popoli che vivono e fanno affidamento su questi territori siano parte integrante del processo di conservazione.
Conservazione Naturale e vari fondi di beneficenza raccolti attraverso le associazioni dedicate dovrebbero sostenere tale progetto così che gli amanti dei cani aborigeni possano trarne vantaggio, salvando veramente il “wild type” delle principali popolazioni di razze autoctone.
A questa conferenza, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare gli studi e gli sviluppi della storia, la variazione e la conservazione del Tazy in Asia centrale e in Kazakistan. La razza è sicuramente sulla strada per il recupero (KN Plakhov e AS Plakhova, 2005). Gli autori hanno fatto un lavoro enorme per salvare la razza nel paese e hanno accumulato molti interessanti conoscenze della storia della razza e delle varietà esistenti. Tuttavia, la recente idea di sviluppare una razza a parte, il kazako Tazy, è potenzialmente pericolosa per l’idea di preservare questi cani come una vera razza aborigena. Verrebbe semplicemente trasformata in un’altra razza da allevamento con tutte le successive modifiche, come ad esempio una riduzione della variabilità e l’isolamento dalla sua popolazione che ancora sopravvive nella vita reale aborigena.
Molto interessanti sono i risultati scientifici, approfonditi dagli studi sulle razze aborigene del Portogallo che sono stati presentati da Cruz (2007).
Un esempio di progresso nella conservazione del Cane Karakachan è stata fatta da A. Sedefchev e S. Sedefchev (2007) in Bulgaria. I Sedefchevs, non hanno volato ad Almaty, come avevano progettato, ma ci hanno mandato il loro articolo. Conducono un progetto emozionante per conservare tre antiche razze di animali che ancora sopravvivono in Europa: il Cane Karakachan, la pecora Karakachan e la razza autoctona di cavalli, e questo lavoro è una parte di un progetto integrale di conservazione della natura, in cui sono inclusi lupi e orsi. Tali sforzi possono servire da esempio per gli altri, per capire come ottenere un finanziamento e affrontare problemi difficili e complessi.
Alcuni allevatori, utilizzano attivamente i cani aborigeni per il lavoro e per lo sport; questi sono esattamente quelle persone, che devono contribuire seriamente nella conservazione per le generazioni future. Tuttavia, la salvaguardia dei cani aborigeni nei loro paesi nativi è il modo più affidabile per garantire la sopravvivenza di questi cani straordinari e unici.
Ceppi di razze autoctone in possesso di proprietari di cani lontani dal loro Paese di origine, avranno bisogno di un periodico scambio genetico con le popolazioni del “wild type”, proprio come l’antico gigante greco Anteo aveva bisogno di toccare madre terra per riprendere le forze.
Traduzione in italiano di Francesco Spiaggia
Letteratura:
Beregovoy, V. e J. Moore Porter. 2001. Razze Primitive – I cani perfetti. Hoflin Publishing. 424 pp.Coren, S. 1994. L’intelligenza dei cani. Una guida per i pensieri, le emozioni e le vite interiori dei nostri compagni cani. Bantam Books. New York, Toronto, Londra, Sydney, Auckland. 271 pp. Cruz, C. 2007. Bestiame. Cani da guardia al bestiame del Portogallo. Una revisione delle conoscenze attuali. In questa pubicazione. Derr, M. 1997. Bes amico del cane. Annali di Dog rapporti umani. Henry Holt and Company, NewYork, 380 pp. Eliason, E. 2007. In questa pubblicazione.